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I divieti più strambi dei ristoranti italiani (1° parte)

Curiosità
7/7/14

Come abbiamo visto già in più di un’occasione, avere un locale e gestirlo al meglio non è facile. Ci vuole il giusto spirito imprenditoriale, delle volte occorre prendersi anche qualche rischio ma su un aspetto il parere è unanime: serve avere un aspetto distintivo, occorre differenziarsi dalla concorrenza per avere un locale di successo. La questione è inequivocabile!

Come tutti i ragionamenti, anche questo bisogna prenderlo con moderazione, senza esagerare. Per questo delle volte ci troviamo di fronte (non solo in Italia) a degli eccessi, a dei locali che hanno fatto dei loro strambi divieti ben più di un segno distintivo. Un marchio di fabbrica.  
A suon di “Il ristorante è mio e lo gestisco io” il Bel Paese è infatti pieno di divieti strambi e strane usanze. Dimenticate quindi la storia dell’ospitalità e de “il cliente ha sempre ragione”.
Certi locali sono esercizi di ordine e rigore! Per questo alcuni forniscono anche una lista di regole da seguire.

Eccovi i più particolari.  






Partiamo dalla capitale e da un locale (club privato per la precisione) il cui nome è già sinonimo di quello a cui molti clienti andranno incontro: SpeakEasy. Dietro ogni menù c’è infatti una lista di regole da seguire. Si passa dal divieto di parlare di religione e politica, all’uso del bagno esclusivamente uno alla volta ma la regola principale si trova in vetta alla lista: non parlare ad alta voce.  






Un altro argomento scomodo che ha a che fare con il pasto oggi, nel 2014, ha inevitabilmente a che vedere col cellulare. Per questo nelle campagne di Nanontola, a Modena, il padrone di casa detta all’ingresso l’unica ma sacrosanta regola della sua Osteria di Rubbiara: niente smartphone a tavola. Per questo una volta entrati, i clienti si trovano di fronte a  dei piccoli sportellini di legno (dotati di chiavetta) in cui depositare i telefoni prima di sedersi a tavola.  






Sì, è di certo un periodaccio per la politica italiana. Lo dimostrano gli ultimi anni, i continui cambi di Premier ma anche la crescita degli astenuti e dell’antipolitica. Il sentimento popolare è per questo incarnato alla perfezione a Napoli, nientepopodimeno che da Sorbillo attraverso una protesta senza precedenti: margherita a 3,50€ per il pubblico e a 100€ per i politici. In questo caso la legge è uguale per tutti, senza distinzione di seggio, razza o religione. 






Altro obbligo (o divieto a seconda dei punti di vista) è la regola cash only! Ad applicarla ci sono ristoranti d’eccezione come il D’O di Davide Oldani a Milano ma anche una nostra vecchia conoscenza di questo personale articolo: lo SpeakEasy di Roma!
Il nostro consiglio resta sempre lo stesso: controllare i contanti prima di fare brutte figure ;-). 






Nei ristoranti di un certo livello anche le problematiche dei clienti sono differenti. Volete ordinare menù di degustazione differenti per ogni commensale? Scordatelo! No, signore mi dispiace, la regola vale per tutti i clienti, anche per lei. È questo il divieto del Marzapane di Roma a seguito delle problematiche che sorgerebbero in cucina per ordini non allineati. 






Visto che roba? Alcuni sono assurdi mentre altri sono più o meno condivisibili. Per ora ci siamo limitati a questi piccoli divieti ma la nostra ricerca continuerà la prossima settimana.