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L’amaro a fine servizio. È giusto offrirlo?

Curiosità
29/06/15

Dopo aver analizzato la spinosa questione delle mance nei ristoranti, oggi affrontiamo un altro argomento in grado di dividere il mondo della ristorazione. Di cosa parliamo? Semplicissimo, dell’amaro a fine servizio. Certo, tra il dessert ed il conto, il digestivo a fine pasto rappresenta a tutti gli effetti un elemento chiave della tradizione gastronomica italiana. Quello che però divide è se offrirlo o meno ai propri clienti. Per questo oggi metteremo a confronto 2 differenti filosofie di ristorazione mettendo in risalto i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le scelte. È giusto quindi offrire l’amaro ai propri clienti?
Eccovi i due pensieri a confronto






L’AMARO VA PAGATO
Qui più che di una filosofia si tratta di un vero e proprio moto rivoluzionario. Perché è prassi molto comune in Italia offrire ai clienti l’amaro (o il limoncello) dopo il saldo alla cassa ma… non è detto che gli usi siano sempre corretti. Sono infatti molti a sostenere che il cliente non vada solo accontentato ma delle volte anche educato. Per questo basta essere chiari e decisi fin dall’inizio.
Chi adotta infatti questo tipo di strategia ritiene che tutto abbia un costo, che i prodotti non vadano svenduti e che soprattutto non debba essere il cliente a decidere. Particolarmente quando al banco non ci sono i soliti amari ma bottiglie più ricercate. Perché tutto deve avere il giusto valore e, davanti ad una ristorazione di un certo livello, regalare qualcosa potrebbe essere percepito dai clienti come una riduzione della qualità offerta. C’avete mai pensato?   






L’AMARO VA OFFERTO
Scelta opinabile ma diffusissima in tutta Italia. Perché l’amaro offerto (a tavola o alla cassa) non è solo un sinonimo di cortesia ma anche uno strumento utilizzato dai ristoratori per fidelizzare la clientela. Un modo a tutti gli effetti per scambiare quattro chiacchiere sul servizio e capirne gli umori.
Insomma, una strategia utilissima per migliorare il rapporto con i clienti anche se qualcosa nella percezione di questo beneficio sta cambiando. Come mai? Semplice, oggi sempre più ristoratori adottano questo metodo andando di conseguenza a generare pretese. Per questo oggi sempre di più i clienti non chiedono l’amaro, lo pretendono andando poi a storcere il naso quando è segnato sul conto.
In sostanza, un’usanza che s’è un po’ snaturata rispetto alle sue finalità






Come comportarsi quindi? La risposta non è generale ma va ponderata in base al tipo di servizio offerto. Davanti ovviamente ad una ristorazione di alto livello, sarebbe sconsigliabile offrire l’amaro a fine pasto al fine di valorizzare i propri prodotti e di conseguenza il proprio lavoro. Discorso invece opposto andrebbe fatto per un tipo di ristorazione più focalizzato sui numeri, dove l’amaro offerto diventa un “must have”.
Molto spesso però, in questa decisione subentrano molti altri fattori come il tipo di clientela (nuova o fidelizzata) e soprattutto il conto. Per questo il più delle volte la decisione varia un po’ in base agli umori del titolare.

Da voi invece come funziona?  

(Credits: foto 1, foto 2, foto 3)

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