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I 3 metodi alternativi per fare il caffè

Curiosità
8/5/15

L’Italia vanta un’antichissima tradizione nella preparazione del caffè.  Non a caso la bevanda è diventata nel corso dei secoli uno dei simboli dell’italianità ed ha trasformando i bar in luoghi migliori in cui discutere di arte e politica. Ricordate il nostro post sui caffè letterari d’Italia?
Il culto del caffè prosegue ancora oggi, anche attraverso le tante interpretazioni regionali della bevanda. Per questo bar e caffetterie si trovano ogni giorno davanti a clienti sempre più esigenti da accontentare attraverso diverse preparazioni. Alcune di esse molto particolari. Quali?
Scopriamole insieme.  






FRENCH PRESS
Iniziamo con il French Press, conosciuto anche come Press Pot, Plunger Pot ma anche come tisaniera. In effetti lo strumento è quello solo che in questo caso viene utilizzato non per le tisane ma per preparare il caffè. Nello specifico si tratta di un bricco di vetro cilindrico dotato di uno stantuffo a filtro. Per questo la preparazione del caffè prevede l’infusione a caldo: si mettono dai 6 agli 8 grammi di caffè nel bricco, si aggiungono circa 200 cc di acqua a una temperatura di 94-96 °C e si mescola. Facile, no? Il caffè va lasciato in infusione per circa 5 minuti, terminati i quali bisogna spingere lentamente verso il basso lo stantuffo per ottenere una bevanda limpida e pronta da gustare. Consigli? La grana del caffè in questo caso va lasciata da media a grossa.






SIFONE
Nato in Giappone, il caffè preparato con il sifone è un metodo diffuso (ed anche complicato) che permette di ottenere una bevanda molto raffinata. Per prepararlo occorre un sifone composto da una struttura metallica che sostiene due sfere di vetro sovrapposte, collegate tra loro e separate da un filtro. Come funziona? Semplicissimo. Si posiziona l’acqua nella sfera inferiore mentre il caffè in quella superiore. Successivamente si porta a ebollizione l’acqua grazie a degli appositi bruciatori che, grazie alla pressione creata, spingono l’acqua nella sfera superiore entrando in contatto con il caffè. A questo punto il gioco è fatto. Basta togliere il sifone dai bruciatori e mescolare il tutto perché, con l’abbassarsi della temperatura, l’acqua inizia a ridiscendere nella sfera inferiore passando attraverso il filtro. Per questo il caffè è pronto per essere servito quando tutto il liquido è tornato verso il basso.






DRIP (V60)
Il drip è uno dei metodi più utilizzati al mondo per la preparazione del caffè perché molto semplice da realizzare. Basta infatti avere un porta filtro di forma conica e un filtro per il caffè, di solito di carta. Come prepararlo? Semplicissimo. Si inserisce il filtro nel porta filtro adagiato su un contenitore, poi si prende del caffè a media macinatura e lo si pone nel filtro precedentemente bagnato per eliminare l’eventuale sentore di carta. Successivamente si pratica una preinfusione di circa 30 secondi con una quantità d’acqua pari al doppio del peso del caffè utilizzato e si completa il tutto con il resto dell’acqua lasciandolo in infusione per circa 2-3 minuti. Per ottenere una buona tazza occorrono 16 grammi di caffè per 250 cc di acqua a 90-95°.
Volete una curiosità? Delle volte il drip è anche chiamato V60 perché l’angolo interno del porta filtro è di 60°. 






Certo, queste tre sono solo alcune delle preparazioni alternative del caffè, poco conosciute in Italia dove domina l’espresso. Potrebbero però diventare delle idee da proporre nel vostro locale, magari colpendo una nuova nicchia di consumatori. Che ne dite?  

(Credits: foto 1, foto 2, foto 3, foto 4)

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V60 Caffè